mercoledì 27 marzo 2024

POESIA = ROCCO SALERNO

Epitaffio
in memoria di Vincenzo Salerno
Non sei morto.
Sei tutti noi,
i nostri occhi
che cercano il tuo volto
la tua briosa voce.
==
Come una farfalla sperduta
a mio fratello Vincenzo
Vortico come una farfalla sperduta
nel buio più assoluto
blatero anch'io parole senza senso
come te imprigionato in una demenza
più perfetta più cieca della tenebra
che squassa la mente, in un letto,
mi aggrappo ai giorni
quando erano una danza di colori
di sogni
e la tua parola era un'onda
dal balcone
una voce sonora di gioia
una scaglia di sole
sul tuo volto
che illimpidiva anche il giorno
uggioso.
==
. Oltre l'orizzonte
in memoria di Vincenzo Salerno
Possibile che tu ti sia fatto
silenzio eterno,
marmo raggelato
sguardo pietrificato?
Alzati, stacca dal Calvario le tue braccia
in questo tuo compleanno
e vieni a visitarci
come quando venivamo a trovarti
e del silenzio faremo
un sibilo di vento
silenzioso
dentro il cuore
dove è riposto
il nostro silenzioso Amore
come sistri sul nostro dolore
per vincere la Morte,
il Fuoco che tutto ci consumò
e come bambini ci guida ognora
lungo i solitari giorni
carichi ancora dei tuoi sogni
dei tuoi occhi oltre l'orizzonte
sul balcone.
ROCCO SALERNO

lunedì 25 marzo 2024

POESIA = FRANCESCA LO BUE


**Nota di lettura del volume "Albero di Alfabeti / Árbol de Alfabetos" di Francesca Lo Bue**
“L’alfabeto germina dal caos. […] L’alfabeto è vita e ordine di suoni che divengono sensi, sentimenti, pensieri, visioni, armonie del vero, intuizioni dell’universale che scrutano nell’impenetrabile. […] C’è Dio nelle parole, esse inseguono nelle orme dell’aria il pane della luce e la poesia è il Dio geloso che dona a chi lo ama fedelmente.” L’autrice indica nell’introduzione il percorso che ha seguito nella composizione di questa raccolta poetica bilingue. E dà al lettore la chiave d’interpretazione basilare.
Poesia che conduce alla conoscenza, questa di Francesca Lo Bue. Come lo erano i Canti del pilota, come sempre è stato il dono della poesia per lei. E per noi che leggiamo.
A tanta sapienza etica si associa una eccellente perizia tecnica, di costruzione e di resa linguistica. Ed ecco che l’alfabeto italiano e poi l’alfabeto spagnolo danno origine a due parti che costituiscono un prezioso dittico, enciclopedia e vademecum insieme, per riconoscere e interpretare tutti gli aspetti del reale quotidiano, dal visibile all’invisibile.
“Imperscrutabile appari / indicando un sentiero. / Immancabile / iride nella lontananza. / Ieratiche cicatrici nel cuore, / incrostazione di idoli nella carne. Sono / immagini intrepide che accecano / inebrianti.” (p. 17)
“Triunfo es leer y decifrar el / texto incógnito del Altísimo. Continua / tabula rasa. / Traer tus infinitos nombres a la tierray recorrer la / tiniebla de tus pasos enigmáticos. / Tañer el canto de tu reTañer el canto de tu respirar, / tu ritmo es tenaz vida. / Tropezar en tu arcoiris relumbrante.” (p. 57)
Testi brevi e densi, da leggere e gustare nella sonorità, da meditare nei giorni.
E come gli alfabeti appartengono a uno stesso albero apertosi in rami numerosi nei tempi, così le lingue e gli uomini stessi, vengono a ricondursi alle stesse radici, mirano ognuno con la propria peculiarità agli stessi orizzonti.
Giuseppe Baldassarre
***
L
Lui è solo, avvolto di abisso e segreto,
limite estremo di acque sterili,
luce degli occhi che danno conoscenza.
Libro dei tuoi significati.
Leggere dalle distanze buie come un falco tra le cuspidi.
Loto nelle paludi verdastre, avvisi della
lealtà alle tue dieci
leggi.
**
Luciérnaga febril que golpea el sueño de la noche.
Límite extremo de aguas estériles,
luz de los ojos que dan conocimiento
Libro de tus significados.
Leer entre distancias espesas, como halcón entre las cumbres. Flor de
loto que emerges entre paludes verdinegras, avios de
lealtad a tus diez
leyes.
***
FRANCESCA LO BUE

venerdì 22 marzo 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCA CANAPINI


**Nota di lettura di Carla Malerba a = Franca Canapini: "Misteri d’amore" = Ed. Puntoacapo,2024 = € 12,00
La nuova raccolta poetica di Franca Canapini dal titolo Misteri d’amore -Poema ispirato al Simposio di Platone- è una affascinante escursione nel mondo antico con la volontà di indagare e narrare l’amore, forza che muove il mondo e quanto è ad esso collegato, a partire dalla meraviglia della sua manifestazione che collega il divino all’umano.
Già il titolo, dal sentore iniziatico, pare invitare ad un percorso di scoperta: l’autrice correda i brani lirici con sintetiche, ma efficaci didascalie che evidenziano la valenza, la forza e il potere che Eros esercita sulla natura e sui viventi.
Fin dai primi versi la voce dell’autrice sembra voler dichiarare il proprio iniziale coinvolgimento che assomma stupore, pathos, comprensione, appagamento: elementi necessari per esaltare i contenuti del Simposio e dare risalto alla tensione verso la bellezza, una bellezza investita dalla luce che tutto trascende in una sorta di fusione tra natura ed esseri viventi protesi al compiersi del mistero d’amore a cui sono destinati.
QUANTA LUCE
Cavalco culmini di luce in aurore primordiali
Quanta luce-tutta-questa- luce!
Sbuca dalla profondità dei boschi
il Nume famelico e cencioso
sbuca e si erge sulle messi
roteando lame rosse di geranio […]
A questo esordio seguono le lodi a Eros e il canto sulla nascita del dio a sancire l’origine di un tempo nuovo attraverso le parole di Gea, celebrazione del suo venire al mondo in un tripudio di immagini che si fanno canto alla vita e “divina possessione”:
Tu, di mistero, Tu di luce
Tu, sconosciuto e raro
emerso come me
dalla voragine del Caos
Sarai figlio
del mio grembo
-fecondo oscuro operoso grembo-
e il padre cielo
che m’illumina e mi scalda
e mio fratello
l’ombra, che mi accompagna [...]
Si affacciano le tappe della ricerca esistenziale: la conoscenza, attraverso il viaggio dell’individuo verso la ricerca della verità; il dialogo che rappresenta la forma più idonea per giungere ai preziosi doni ricevuti: il bene, la ragione, i miti, l’amore, l’eros, la memoria. Nelle pagine del Simposio l’autrice ha scorto la forza dell’Amore nella contemplazione e nel desiderio della bellezza che ne è il motore. Eros “datore di ali” spinge ad amare l’oggetto del suo sentire sia per la bellezza del corpo sia per quella dell’anima. Esempio ne è la descrizione de “La divina possessione” esaltata dall’altalenare del ritmo e dalla efficacia del linguaggio:
Ti cerco, ti scorgo, ti acchiappo
mi sfuggi su sentieri di roccia
riappari un secondo ammiccante
da dietro il granito sul mare
: irridi, sorridi, scompari
Nel blu scintillante due falchi!
Riprendo, ti cerco
svoltando il costone, indietreggio
ti aspetto appostato, trattengo
il respiro al tuo passo [ …]
Il viaggio di Franca Canapini prosegue arditamente con una alternanza di impressioni che suggellano nella parola poetica l’inclinazione al bello e lo collocano nelle immagini di una natura d’alberi e colori verso cui la sua poesia è sempre protesa.
C’è
nello scintillio del mare
nel suo scrosciare sordo
nei bambini rondine
in volo sulla sabbia
È
nell’aria in movimento
delle foreste nel respiro
Si sprigiona aperto al sole
da ogni calice di fiore
Brilla nel lillà
cola dal maggio ciondolo
Si radica alla terra
Risale le montagne, fino ai ghiacci
Fluttua
eterno nell’infinito spazio […]
A conclusione delle letture e riflessioni sui Misteri d’amore di Franca Canapini, non si può fare a meno di ribadire quanto sia pregnante la poetica dell’autrice: la sua è un’idea di mondo che si proietta nel qui e nel dopo con una visione che è canto che s’imprime nella natura umana dalla nascita alla fine, un eterno ritorno alla ciclicità dell’esistenza. Nella sua poesia si scorge un’immagine di uomo che si affida alla forza generatrice di un amore concordato tra la specie e la natura, tra l’esaltazione del suo rigoglio- “Bellezza è ovunque e ti ferisce il cuore - e il desiderio di una perenne felicità.
CARLA MALERBA

SEGNALAZIONE VOLUMI = GIUSEPPE IULIANO


**Giuseppe Iuliano: “I paesi non sono centauri” Ed. Delta 3 – 2024 – pag. 16- € 3,50
Tenacemente legato alla sua terra, alla sua città, alle alterne vicende storiche, Giuseppe Iuliano propone con garbata scrittura coraggiosi intermezzi, variabili in quella carnalità musicale che distingue la sua ricerca poetica.
“I poeti sono strane creature/ incidono graffiti parentesi di umori./ Scrutano chiarori di luna e stelle/ e a segni occulti di veggenza/ invocano l’innocenza del cielo./ Confessano di amore pene e superbie.”
Da buon letterato canta di mura diroccate, di campi abbandonati, di guerre fratricide, di esperienze vissute, di attese nel segno della Croce, di parole negate, nel tentativo di condurre la parola nelle dimostrazioni più favorevoli di un riscatto esistenziale, che significhi distinzione di sopravvivenza.
Quest’ultimo lavoro ha una propria organica e compatta struttura, nella quale compare il tono ritmato del verso, con riferimenti leopardiani o montaliani, che rivelano l’uomo che si mette a confronto con se stesso e con la realtà che incombe, in modo autentico e in modo conflittuale.
La dolcezza dell’attimo si fonde e confonde con le numerose variazioni della memoria, ed i ricordi affollano i colori di quella delicatezza che manifesta una candida semplicità dei sentimenti. Egli anela all’incontro con le strutture, che caratterizzano il tangibile quotidiano, per poter sommessamente denunciare le aspre raffiche che distruggono senza riguardo alcuno.
“Sono di terra le mie ragioni/ qualcosa in più della cenere/ che mi vuole buon cristiano/ fra gente di terra come mio padre/ la cui stretta di mano/ era sigillo di notaio.” Una sorta di eccellente dichiarazione che apre ad una distillata passione per la legittimità.
*
ANTONIO SPAGNUOLO

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


"Arpeggi di resistenza vitale"
***Antonio Spagnuolo, Futili arpeggi, La Valle del Tempo, Napoli 2024, pag.120 - € 14,00 - con saggio critico di Carlo Di Lieto
A ridosso del precedente, Riflessi e velature (stesso Editore, 2023, vedi una mia nota di lettura a http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.com/2023/09/segnalazione-volumi-antonio-spagnuolo_17.html), anche questi Futili arpeggi proseguono l’incessante “instancabile e inconfondibile…parola disegno e musica della propria esperienza”, anima di uno stile, che incarna per me una non frequente autenticità e adiacenza tra Soggetto Storicoreale e Soggetto Scrivente.
Antonio Spagnuolo è tra gli autori di poesia contemporanea che non tradisce mai questo mandato etico ed estetico, di cui ho seguito con affetto e stima il lungo percorso attraverso i decenni della nostra conoscenza letteraria e personale. Anche in questa nuova tessitura testuale ritrovo quel “nucleo epifanico e filo rosso”, fedele al battito del suo cuore di novantenne fanciullo, capace di inventare ali con cui sfidare la forza di gravità e l’impietoso giogo imposti dalla natura, dalle tragedie e dai limiti umani.
Il titolo di questa raccolta è un ossimoro incistato nella coscienza di tali polarità, benché accettate con sapienza di umiltà socratica: sappiamo i nostri limiti, non ci raccontiamo illusioni di superamento, ma la vita è tale se moriremo da vivi, senza trascinarci tra maschere e finzioni che sfregiano la sua sacralità con ombre più consone alla sua fine che alla sua gloria.
I versi di Antonio, continuano a farsi sentinelle e artigli, anche se ricoperti di morbide carezze, necessari all’Autore per il suo canto vitale, che sorridendo insegna continuando a danzare sul crinale segreto della nascita e del moto delle vele della poesia, con gli arpeggi della sua “straordinaria freschezza e giovinezza emotiva” (vedi mia nota citata):
“Ho appreso il canto argentato della sera/ con la semplice follia delle mie nostalgie” (p11)
Sono i primi versi, una sorta di ala che intona il loro arco teso.
Ma non è un arco che si appaga e aliena nelle onde illusorie di una pace cullata dal sospiro del tramonto. Sono feroci gli orizzonti di guerra disegnati dal presente, per cui, “Piena di fiamme la fusione scandita/ di madreperle, come l’inquietudine/ che il crollo ha segnato tra le mura,/ Chiedo sgomento per chi suona/ la sirena del flusso di odio / tra le caviglie fasciate dal gelo/ e sguardi allucinati di bambini.” (p.15)
Non è dunque un suono appagato di sé:
“Onda e vento balzerebbero contro/ nella rete tremolante delle note,/ a vaneggiare il messaggio che turba/ ogni delirio.” (p 19)
Il “Suono incrinato dalla sfrenata illusione/ che riecheggia tra le mie memorie” (p20), “come crudele artiglio che nella luce/…impasta sangue” (p.21), “Eppure era soltanto l’altro ieri/ che festeggiammo cinquanta anniversari”, mentre “incido vertebre invecchiate” (p.24).
C’è un entresci tra personale e orizzonte oscuro dell’attuale presente, in cui il primo si colora e scolora. Ma “Fare poesia è attingere chimere,/ ipotesi di azzardo e di speranze/ con ritmo serrato oltre il silenzio.” (p. 25).
Per cui non si smette di andare a caccia di svolte, aperture e riprese di vita: “Da un semplice azzurro rinascerà/ la timida speranza del prodigio” (p.51).
Memoria e corpo sono le fonti di conscio e inconscio che dettano parole: “Mordono la schiena le parole/ che sembrano lampeggi d’infinito/ fredde ad un senso di abbandono/ nel perfido congegno delle stelle.“ (p.76). L’Io è lucido e ridotto, ma trama vigile e necessaria alla complessità di sensi del testo poetico. Per cui, seppure “È giunto il tempo di chiudere i conteggi/ e affido il mio bagaglio di poeta/ all’illusione dell’eternità.”, e “Le virgole, i puntini e sospensioni/ che bloccavano spesso il mio sussurro/ pungono a piena pioggia nei ricordi,” (p.79), non facciamola diventare metafora di arreso salice piangente.
È questa la sollecitazione inscritta nell’ultimo testo della raccolta: “Se nella craniosezione del cerchio/ trovi un Pgreco affumicato alla brace/ stai pur certo che le tue illusioni/ avranno risultati eccezionali.” (p.81): uno squillo di splendida resistenza vitale.
Come scrissi a commento del libro precedente, il tempo accumulato non è vissuto da Antonio Spagnuolo come un ammasso privo di senso, sta solo a noi e alla nostra responsabilità farne fonte che continua a produrre suoni, a volte urla, di inni che riaffermano sensi proiettati a un Oltre e Altra Vita.
21 marzo 2024
Adam Vaccaro

giovedì 21 marzo 2024

POESIA = MARCO PLEBANI


**"Biblio"**
Mi vestirò in base al reddito,
distante dai manipolatori
di opinione.
Ucciso dal qualunquismo di destra
e dal techno-fascismo.
-
Donna,
io non ho fatto resistenza
al tuo sguardo che ovatta
le mie ferite.
-
Reggiseno rosa mimetico.
-
Su questi neon minimali
di questa biblioteca
a testa in giù io cammino capovolto.
****
**"Laboratori"**
Chiuderanno tra qualche anno
i laboratori di pellicole
in cui uomini incamiciati,
inguantati, schermati di occhiali
proteggenti, immergenti le mani
negli acidi hanno la visione
di qualcun altro.
La foto di qualcun altro.
Quel che qualcun altro vuol conservare.
Pochi, dal digitale, stamperanno su carta.
Nessun laboratorio contiene, però,
il momento in cui i nostri occhi
non vedevano, non si guardavano,
ma si sono toccati mentre scendevi
verso la grande aula,
e il mondo ha collassato
su quelle scale.
Conosco appena il tuo nome,
conosci appena il mio nome.
Di quell'attimo ricordi forse,
e non te ne importerà poi molto.
-
E' necessario infatuarsi il meno possibile.
*
MARCO PLEBANI

SEGNALAZIONE VOLUMI = FLORIANA PORTA


**Floriana Porta e Anna Maria Scocozza: “Siamo fatte di carta” – Ventura edizioni- Senigallia 2024 – pag. 166 –
E’ allegria il susseguirsi di queste pagine, così dense di attrattive per la singolare stesura che le due autrici sono riuscite a ricamare tra versi assolutamente fervidi e appassionati e produzione in semplice carta di indumenti femminili, tra l’intimo provocante e il suggestivo sguardo dell’eleganza. Offrono un panorama esclusivo di abbigliamento, che lascia perplessi e avvinti nello stesso tempo, sia per il gioioso susseguirsi di proposte che vengono alla ribalta sia per il serioso invito che sottende le numerose riproduzioni.
Arte, poesia e splendore qui si intrecciano in un’unica fantastica visione. Un viaggio emozionante che esplora l'animo della donna e le profondità più intime del nostro essere, ma soprattutto che invita a riflettere sulla fragilità umana e sull'accoglienza dell’imprevisto, come fantasia di presenza. Arte e poesia ci possono aiutare a rinascere dopo l’affanno?
“La propria pelle non basta/ ci si spoglia di tutto/ per scrollarsi di dosso/ il più feroce dei versi.”
Ripensare i principi che sorreggono ogni pensiero diviene irruzione opportuna a chiarire la consapevolezza dei propri limiti e a sperare di trovare la “parola” che possa contare negli artifici retorici, nelle figure di stile, nella valenza di espressione, in quello spazio limite che rimarca il fascino del fantasma ed avvia alla musica.
Accattivante la dovizia sia dei testi poetici che delle riproduzioni, in un crescendo che regala al ritmo un’aria completamente occupata dalla poesia e in due espressioni artistiche che pongono in diverso rapporto la parole ed il segno.
L’operazione di riunire in un unico volume poesia e creazioni in carta è allora un equilibrio che contiene una musica verbale intrinseca, nel trasformare figure in canto e poesie in disegno, amplificando senza limiti le capacità espressive di una partitura armoniosa.
Suggerisce Floriana: “Ma soprattutto ho imparato ad avere nuovi occhi/ capaci di stupirsi, di lasciarsi urtare/ e colpire dalla bellezza”.
*
ANTONIO SPAGNUOLO